Né istigazione alla violenza né pacifismo a tutti i costi, ma difendersi da vessazioni quotidiane non è un reato.
Diventa quindi legittimo reagire contro un bullo senza doverlo risarcire in caso di lesioni. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione con la recente sentenza n° 22541/2019 specificando che “la persona oggetto di atti di bullismo può a propria volta reagire anche in maniera violenta ai comportamenti vessatori, senza essere, in tali casi, passibile degli obblighi risarcitori previsti”.
È chiaro che non si sta sdoganando violenza fine a se stessa o possibilità di vendetta a freddo, ma una circostanza che verrebbe a giustificarsi a seguito dell’eventuale immobilismo dei principali attori chiamati a contrastare il fenomeno bullismo: principalmente scuola e famiglie.
Infatti, la sentenza sottolinea che la legittimità della reazione si basa proprio “in assenza di prove circa un intervento delle pubbliche istituzioni e in particolare della scuola” per cui “un’eventuale reazione violenta da parte del soggetto che subisce atti sopraffattori e violenti può anche essere ritenuta lecita”
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