Un “colpo di testa” molto breve, anche di sole 48 ore, e si rischia di mettere in fumo un’intera vita matrimoniale. È l’esperienza vissuta da una moglie di Sassari che, lasciato il tetto coniugale per due giorni, trova al suo ritorno la serratura cambiata dal marito.
Ma c’è di peggio: tutti i gradi di giudizio, fino alla Corte di Cassazione con ordinanza 509 del 2020, hanno a lei addossato l’addebito della separazione.
Non una storia di infedeltà, secondo quanto dimostrato in giudizio, ma il sintomo di una crisi matrimoniale che però non è bastato a giustificare la signora, giacché per la Cassazione “sono valide le valutazioni svolte dai giudici nei primi due gradi di giudizio” che a loro volta hanno puntato l’indice contro “il carattere unilaterale e non temporaneo dell’abbandono della residenza familiare ed il riflesso determinante di questo sulla fine alla relazione coniugale””
Scelta definita peraltro non scusabile “non essendoci state pressioni, violenze o minacce dal marito”.
Così, la storia si conclude senza diritto a nessun assegno né alla casa come diretta conseguenza dell’addebito della separazione.
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