Parte delle spese effettuate per la ristrutturazione dell’abitazione comune – quantomeno la metà – vanno restituite all’ex coniuge che lascia la casa a seguito di una separazione. Ciò soprattutto se in circostanze di difficoltà economica e, comunque, per evitare un “illegittimo arricchimento” dell’altro coniuge che si ritroverebbe con un bene dal valore superiore agli eventuali esborsi necessari alla sua quotidianità. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione con la sentenza 21479/18 individuando nel “mancato recupero dell’importo, una volta cessata la convivenza, un ingiustificato impoverimento dell’ex coniuge ed un ingiustificato arricchimento dell’altro che in quanto proprietario dell’immobile continua a fruirne e può liberamente disporne”. Nell’ambito degli accordi economici in sede di separazione, quindi, per la Corte tale arricchimento ne risulterebbe estraneo perché al di fuori di un “obbligo naturale”.
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